A proposito di asini • Luciano Passoni

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Prima di incontrare Platero1, diversi altri asini hanno frequentato le letture di luogo_e.
Uno di questi, il protagonista di Lucio o l’asino2 di Luciano di Samosata, ha suscitato interesse e molte discussioni. È a seguito di queste che mi sono sentito in obbligo di prendere pubblicamente le difese di Lucio.
Scritto tra il primo e il secondo secolo d.C., Lucio o l’asino narra le disavventure di Lucio, giovane romano che, spinto dalla giovinezza e dal desiderio di possedere le arti magiche, viene trasformato accidentalmente in asino e, in quanto tale, subisce tutte le disavventure e le pene di questa sua seconda natura prima di poter ritornare interamente uomo, nel momento meno opportuno per lui.
Per chi già conosce il racconto queste poche riflessioni si pongono come momento di confronto, per chi non lo conoscesse speriamo agiscano da stimolo alla sua lettura.


IN DIFESA DI LUCIO
(…se ne avesse bisogno)

Non più di tanto lo scalfiscono le bastonate
e men che una mosca son per lui
sul collo le carezze.
(Anonimo)

̶  Asino! Sei un asino!
Ma cosa vuol dire essere un asino? È difficile oggi comprenderlo, visto come nel tempo questo essere “asino” si sia caricato di significati fino a diventare più di una metafora.
Per esempio Lucio di Lucio e l’asino è, per me, più “asino” (in spirito ma non in corpo) quando è uomo di quanto non lo sia quando è asino (in corpo ma non in spirito).
Essere asino è diventato sinonimo di stupidità e ignoranza e, per la verità, Lucio all’inizio della storia è “stupido e ignorante”. È stupido della stupidità propria della pubertà e dell’adolescenza, ed è ignorante, dell’ignoranza della vita, propria della giovinezza, tutta tesa com’è a scoprire le cose, anzi a scoprire oltre le cose (la magia), com’è tipico dell’“estremismo giovanile”.
Lucio è asino perché, chi più chi meno, tutti sono asini a quell’età. Un adolescente saggio sarebbe un mostro.
L’asinità di Lucio è quella di essere credulone e curioso; credulone, semplice di spirito e immaginifico.
L’asinità di Lucio-uomo è di essere inesperto, nuovo alle cose e quindi “ignorante”, ma risoluto, curioso e sognatore.
̶ Lucio sei un asino! E questo, sappilo, si paga nella vita.
E infatti.
È la concretezza tutta materiale della “serva” che lo incita alle cose tutte materiali del sesso e della carne.
E lui ci sta, ci prende gusto nell’esuberanza giovanile, e si impegna e si vanta, compete e gareggia nel superarsi e nell’esagerare. (Su questo terreno non sono peculiarità della giovinezza la parsimonia e la morigeratezza).
Lucio (uomo-asino) è asino soprattutto nella presunzione di impossessarsi della magia senza averne la scienza, semplicemente rubandola.
E Lucio (il Lucio asino-uomo) pagherà sul proprio corpo anche questa colpa. Su un corpo che è di un asino pagherà con la fatica, le bastonate, la fame, il freddo, e sul corpo di Lucio-uomo con le umiliazioni e le paure.
Da lui (asino-uomo) si vogliono solo prestazioni, le più pesanti, le più umilianti. Su di lui in quanto asino, gli uomini (quelli saggi) operano il massimo sfruttamento da vivo e già calcolano il profitto una volta morto.
Lucio (asino-uomo) è tutto teso a superare tutti i suoi “castighi”. Nei momenti di sconforto e di paura vorrebbe lamentarsi e piangere ma riesce solo a dire Y – Yoo.
In tutte le sue tribulazioni mai gli capita di trovare un mazzo di rose (e quanti significati hanno per noi, oggi, le rose!), non per altro, per potersele mangiare! Sì, perché le rose, una volta mangiate, avranno il potere di riportare uomo il Lucio asino (“Il pane e le rose”).
Le rose, non un fiore qualsiasi, le rose con tutto l’alone di significati romantici e poetici. Sì, proprio loro, ma mangiate!
Lucio è la materialità, è asino in quanto animalità dell’uomo. È la bestia, l’anti uomo, è l’animale, è l’altro, il mostruoso che affascina ed eccita la “nobildonna”.
Qui, nelle mani della “nobildonna”, Lucio (asino-uomo) non è più bestia da soma, e l’animalità è l’eccesso che eccita il potere e la ricchezza. Lucio (asino-uomo) è, alla fine, non più un bene materiale generico, ma uno strumento da usare e sfruttare per il proprio divertimento e piacere. Lucio (asino-uomo) è qui l’anti-natura, bramata perché contronatura. Forse non è neanche un rifiuto cosciente quello di Lucio verso questa nuova fatica.
Ma, ecco, proprio ora, ecco lì un mazzo di rose. Ecco le rose che lo salveranno da questa nuova ed ennesima fatica. Lucio lo mangia e ridiventa uomo. Ritorna ad essere uomo, ma in quanto tale, in questa sua “nuova” forma, in questa sua normalità, è rifiutato. Non più “eccezionale”, non è più desiderato, viene scartato, gettato, condannato al mondo normale.
Lucio uomo con esperienze da asino diventerà mai saggio?
[Dubito, secondo me diventerà un’artista]


IN LODE A PLATERO
(…da buon ultimo)

Ma per fortuna abbiamo incontrato Platero.
Platero non è la metafora di niente, è interamente asino, asino nella sua essenza.
Come tale si dialettizza con la natura umana del poeta.
Non gareggia e non si umilia.
È quello che è: paziente e cocciuto, servizievole e indipendente, istintivo e prudente.
A suo modo, sregolatamente, saggio.

 

1Juan Ramón Jiménez, Platero e io, Passigli Editori, 1998
2Luciano di Samosata, Lucio o l’asino, Pungitopo, 2016

 

Nell’immagine:
Francesco Parimbelli, Un asino, 2018
carboncino e grafite su carta, 42×56 cm

 

Luciano Passoni
Di formazione artistica, ex insegnante, ex libraio.