[12 giugno – 30 agosto 2025 * giovedì, venerdì, sabato: 14.30 – 19]
Inaugurazione giovedì 12 giugno, dalle ore 17
Notte e giorno faticar, canta Leporello, servitore di Don Giovanni che apre una delle più celebri opere mozartiane con un canto di protesta – contro il padrone, che nulla sa gradir, e contro la propria condizione: Voglio fare il gentiluomo, non voglio più servir.
Virginia Garra prende in prestito le sue parole, ne fa il titolo di Night And Day I Work Hard, un trittico di ritratti di lavoratori atipici, una trilogia di cortometraggi sul tema del lavoro ambientati a Milano.
In Vensòn (2014) un uomo attraversa di notte la città dormiente per sostituire i rotoli delle pubblicità luminose che si avvicendano nelle strade. Una figura invisibile che, pur lontana da un ruolo autoriale, è l’artefice del nostro paesaggio visivo.
Già esposto da luogo_e in una delle sue prime collettive, il film è un ritratto di chi vive d’ombra e nell’ombra sfreccia, messaggero di messaggi altrui: insospettabile agli occhi diurni, è il preposto alla diffusione di immaginari e desideri che si innestano e attecchiscono nei momenti di distrazione, di attesa.
My Sunset Room (2021) mostra due giovani che nel milanesissimo spazio-tempo dedito al binomio fatica-guadagno, ordinato dalla regola del tempo-denaro e pettinato dal gusto per il patinato, provano a vivere trasgredendo queste dinamiche.
È uno scorcio di vite che scorrono a un ritmo diverso, fatte di spostamenti in bici, opere d’arte nate nel caos del quotidiano e di cura verso un progetto comune. Il ritratto di chi, nel panorama della competizione forzata e della corsa al sostentamento, rivendica il diritto a un’esistenza più autentica.
In Linda (2025), ultimo nato della trilogia, la videocamera segue un’elettricista – con l’apostrofo perché donna – che ci guida nella sua quotidianità. Tra un incarico e l’altro, rincorriamo i suoi spostamenti per la città, mentre ci racconta gli stereotipi di genere che ogni giorno fronteggia per essere riconosciuta nella sua professionalità come merita. Nel film la vediamo cambiare ruolo e punto di vista, crescere, ed esplorare possibilità nuove e ri(generative).
Virgina Garra ci offre una riflessione su come il lavoro nell’operosa Milano assuma, a voler ben guardare, anche forme antropologiche impreviste, capaci di rifuggire i sistemi di cattura classici. Con splendide riprese e uno sguardo finemente poetico, ci accompagna a osservare che, anche quando non si possono evitare del tutto, è possibile ampliare le gabbie e assottigliare le catene.
Se il desiderio di Leporello di diventare gentiluomo resta fedele al sistema gerarchico servo-padrone, l’autrice, invece, ci invita a superare questa dicotomia e a immaginare un sistema alternativo, fondato sui diritti, sull’equità e sulla valorizzazione dei talenti di ciascuno.
[Luogo_e affianca i film dell’artista con alcuni consigli letterari, nati dalle penne di Pablo d’Ors, Jonathan Evison, Melania Mazzucco]