Al Mudec una mostra su Klimt senza Klimt • Marta Begna

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Presentare agli occhi del pubblico una galleria vuota, invece che riempita e risignificata dai lavori di un artista, è un atto che può vantare l’adesione di personaggi importanti: a partire dalla mostra organizzata da Yves Klein alla Galerie Iris Clert di Parigi nel 1958.
Da allora artisti come Robert Barry, Stanley Brouwn, Maria Eichhorn, Robert Irwin e Maria Nordman hanno tutti radiato dalle loro mostre oggetti ed elementi di installazione, affidando invece all’architettura della galleria il compito di inquadrare e veicolare il contenuto della loro opera, che può spaziare dalla fantasticheria estetica più pura alla critica istituzionale. Nel 2009 il Centre Pompidou di Parigi ha organizzato una mostra dedicata a questo fenomeno: Vides. Une rétrospective, composta da dodici sale quasi vuote in successione, ha rimesso in scena esempi storici di installazioni completamente prive di oggetti, spazi lasciati deliberatamente neutri dagli artisti rappresentati. Anche Cattelan in occasione della sua prima personale alla Galleria Neon di Bologna ha esposto come unico lavoro un cartello con la scritta “TORNO SUBITO”, affisso sulla porta chiusa della galleria. In questo caso un gesto senza intenti demistificatori della galleria come spazio, ma come espressione del disagio dell’artista di fronte all’attenzione della critica e al giudizio del pubblico a cui la mostra lo avrebbe esposto, prevenendo il temuto fallimento con una fuga.
In questi esempi tratti dal mondo dell’arte tutti i protagonisti hanno deciso consapevolmente di eludere la normale aspettativa degli spettatori di poter fruire delle loro opere artistiche, compiendo un gesto denso di significato. Di qui l’inevitabile sconcerto di fronte a un’esposizione attualmente in corso priva di opere dell’artista in questione: quello che viene presentato è un Klimt defraudato e sostituito da proiettori laser ad alta definizione, dato che a differenza dell’artista sono in grado di offrire l’esperienza di 700 opere articolate in un unico percorso espositivo. Ma non sono in grado di proporre niente più di quei settanta minuti di video (a cui si arriva subito dopo aver letto i pannelli esplicativi, che però vengono ignorati dai più) in cui vengono pigiate a forza immagini di opere dell’artista con inopportuni ingrandimenti su zone che erano state lasciate volutamente non rifinite, foto d’epoca e ricostruzioni della Vienna del suo tempo; l’atmosfera creata vorrebbe essere immersiva solo perché esperita al buio e accompagnata dai brani di famosi musicisti. Si perde tutta la sensualità carnale e a tratti mortifera della Giuditta e delle altre figure femminili, che senza più emergere dallo sfondo dorato come sirene su uno scoglio nella morbidezza dei loro corpi e sguardi, vi vengono equiparate su uno stesso piano sbiadito e bidimensionale.
Secondo alcuni un approccio multimediale potrebbe avvicinare molte più persone alla conoscenza della storia dell’arte e molte esposizioni ne tengono conto, ma se non si è preparati sull’argomento tale video rischia di essere poco efficace, mera riproduzione di immagini. Si potrebbe dire che in questo caso al Mudec la messa in mostra è soprattutto delle potenzialità di questi aggiornatissimi proiettori e lo sconcerto rimane, nonostante il concetto ampio e incerto di “esposizione” possa avallare anche questo sviluppo. Ma a questo punto il rischio è che si perdano gli elementi caratterizzanti di un luogo espositivo contenitore di significato e la sala del Mudec avrebbe potuto essere sostituita dalla sala di un cinema o dal salotto di casa.

 

Nell’immagine:
Installation view della mostra Klimt Experience, visitabile al MUDEC – Museo delle Culture di Milano fino al 7 gennaio 2018 [Photo credits: Marta Begna]

 

Bibliografia
Alfred Weidinger (a cura di), Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione, 24 ORE Cultura, 2012 (Catalogo della mostra al Museo Correr di Venezia, a cura di Alfred Weidinger, 24 marzo – 8 luglio 2012)
Nancy Spector (a cura di), Maurizio Cattelan. All, Skira, 2012

 

Marta Begna
Diplomata presso il liceo classico Paolo Sarpi di Bergamo,
è attualmente iscritta al terzo anno della facoltà di Lettere
all’Università degli Studi di Bergamo, con un curriculum
accademico specificamente improntato su un indirizzo artistico,
in vista di una laurea magistrale in Storia dell’Arte.