[14 febbraio – 11 aprile 2020 * giovedì, venerdì, sabato: 14 – 19]
Inaugurazione venerdì 14 febbraio, ore 18.30
Davide Allieri, Andrea Bocca, Gianluca Codeghini,
Ludovico Colombo, Enzo Cucchi, Giovanni De Lazzari, Virginia Garra,
Eugène Marais, Francesco Pedrini, Anonimo Incisore
Cosa stavolta? Cosa c’è da dire? È qualcosa che va detto?
È qualcosa che va riferito, qualcosa che si è visto, o almeno intravisto. Qua e là, dappertutto.
E com’è?
Qualcosa sulla natura. O sull’ambiente, sul modo in cui il sistema guarda all’emergenza ecologica.
Il gran parlare di eco è in fondo un niente, ripetuto.
Ecologia?
Eco-mania, eco-mania… Economia!
Ma ogni presagio nefasto è propellente, non credi?
La cura che si immagina nell’emergenza è palliativa, ma inefficace.
E se tutti si impegnassero, allora non credi che…
Quest’affanno plateale ha pretese coreografiche, ma è scoordinato.
Vediamo questa mostra.
Sì. Per cominciare, si deve riferire solo ciò che si è visto.*
Soluzioni?
No, soluzioni no. Una mostra mostra. E basta.
Ah, allora è una mostra mostra. E basta?
Sì.
*Il titolo della mostra, Devo riferire qualcosa che ho visto, è una citazione da William Shakespeare, Macbeth (1605-8), atto V, scena V.
Devo riferire qualcosa che ho visto. Installation view
Julio Cortázar, Bestiario, Torino, Giulio Einaudi Editore, 2014
Gianluca Codeghini, Cracked fingers, 2018
scultura acefala di ceramica, pittura nera removibile, h 34 cm, ø 18 cm
courtesy Galleria SIX
Imprónta s. f. [der. di improntare] Segno che lascia un corpo impresso su un altro corpo.*
Cracked fingers (dita spezzate) è verniciata con un apposito pigmento che registra il passaggio di mano in mano attraverso le rispettive impronte. Quali carezze sono più delicate di quelle di una mano senza dita? Sappiamo che l’assenza di testa porta con sé il rischio della mano pesante: nel contesto l’impronta è soprattutto ecologica, e ci invita a un tocco gentile.
Giovanni De Lazzari, Preso, 2014
matita su carta, 30 x 30 cm
courtesy l’artista e Galleria Laveronica
Trattenére Far restare qualcuno, fare in modo che rimanga, che non se ne vada.
Il gesto è ambiguo, protegge o immobilizza? Il rapporto è ambiguo. Che si trattenga per cura o si trattenga per possesso il gesto è il medesimo. Nuovamente la mano umana è strumento o condanna, nuovamente ritorna l’impronta, nuovamente si invoca l’allenamento della mano affinché sia gentile.
Anonimo Incinsore, Senza titolo, XVIII sec.
acquaforte e bulino, 18,5 x 27 cm
courtesy Galleria Il Bulino Antiche Stampe
Animale agg. [dal lat. animalis «che dà vita, animato», der. di anĭma «anima»].
Una riunione di specie geograficamente distanti, forse accorse? Si ritrovano, le immaginiamo presenza fisica, odore e colore. C’è una decisione da prendere, li aspetta un’arca oppure li muove il solo desiderio di manifestarsi? La mano che li ha rappresentati non li conosceva tutti, le proporzioni sono imprecise, le fattezze sono fantasiose. In difesa dell’immaginazione creatrice, affinché l’alterità sia sempre manifesta: colorata, odorosa e ingombrante.
Davide Allieri, Until The End Of The World, 2014/15
disegno, grafite su fotografia, carta, dimensioni variabili, edizione unica
courtesy l’artista
Presentiménto Sensazione più o meno oscura, vaga, indefinita, di cosa che potrebbe verificarsi (per lo più con riferimento ad avvenimenti non lieti).
Quando il presagio diviene il sentimento di un periodo storico, l’opera lo registra. Il presagio lo si avverte spesso senza guardarlo, dandogli le spalle.
Devo riferire qualcosa che ho visto. Installation view
Andrea Bocca, Untitled, 2019
fusione in alluminio, 50 x 43 x 36 cm
Collezione privata
Scavare «rendere cavo» (v. cavare) In senso fig.: Approfondire, andare a fondo di una questione.
L’opera registra ciò che è stato tolto, il negativo, e lo fa attraverso la creazione di un positivo. Restituisce uno scavo pieno che segnala il vuoto e lo rende misurabile, espone il suo peso alla vista. La comune benna non è più strumento dell’azione, diviene testimonianza, reperto di una forma di archeologia (che è sempre della memoria) anticipata.
Francesco Pedrini, Tornado #22, 2019
pigmenti e grafite su carta kozo, 86 x 130 cm
courtesy l’artista
Torménto lat. tormentum, der. di torquēre «torcere».
L’uragano è prevedibile, lo si osserva con l’occhio satellitare, lo si vede dall’alto mentre si ingrossa e roteando si avvicina al territorio abitato. È pre-visto. L’operazione artistica registra la visione del suo passaggio, lo fa con la polvere di grafite e i pigmenti, impalpabili come il pulviscolo che l’uragano raccoglie e che ne permette la visibilità, l’esistenza.
Ludovico Colombo, Senza titolo (Mother Shell), 2019
porcellana, dimensioni variabili
courtesy l’artista
Brìciola der. del lat. *brisiare «rompere». Piccolissima quantità.
Un foglio di carta strappato è inutile e passeggero: in queste sembianze più che mai esposto alle correnti d’aria e quindi volatile, solitamente si disperde senza veicolare messaggi. L’operazione è la costruzione di una distruzione, lo scarto è ri-creato in porcellana e perciò nobilitato.
Devo riferire qualcosa che ho visto. Installation view
Virginia Garra, Graziella, 2014
video, aspect ratio 19:9 6:30 min loop colore
courtesy l’artista
Creazióne L’atto di creare, di far nascere dal nulla. Il video registra la formazione di piccole montagne create dalle mani incerte di un corpo anziano che si è dimenticato “come si fa”. Divenuto nuovamente ingenuo il corpo costruisce alture di farina e polenta: non ha come obbiettivo la costruzione, lo fa per il solo gusto del tatto. Immaginiamo l’anziana creatrice come la Gea del mito antico che, con le stesse mani che impastarono torte, ci insegna la cura di una montagna.
Enzo Cucchi, Senza titolo, 1995 (data della dedica sul retro)
tecnica mista su carta, 21,5 x 27,5 cm
courtesy Galleria Il Bulino Antiche Stampe
Selvàggio Crudele, efferato, disumano. Talora riferito agli elementi naturali. La convivenza passa per la conoscenza del territorio reciproco. Che il lupo sia il crudele selvaggio o il rispettabile vicino è dato dalla definizione verbale, in conclusione, umana. Il lupo nell’opera di Cucchi è l’ululato che si sente dalla finestra della casa riscaldata, la testimonianza dell’inevitabile e prossima esistenza dell’altro da sé.
Eugène N. Marais, L’anima della formica bianca, 1925-1937
Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1975
Innalzare Levare in alto o più in alto, spingere o tirare verso l’alto. Del testo di Marais ci piace il possibile paragone del termitaio animale con il termitaio sociale. L’uomo, come la termite africana osservata da Marais, davanti a una piccola breccia nelle sicure pareti del luogo che abita, non ripara il danno ma lo ignora e usa le ultime energie vitali per continuare il cammino in verticale. La torre che crea non è osservatorio per uno sguardo innalzato e non è nemmeno torre di controllo operante, assomiglia piuttosto a una condanna.
* Le definizioni in apertura dei testi sono liberamente tratte da www.treccani.it