Preludio. “L’arte non commemora, mai” • Luciano Passoni

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Molti di noi hanno nei propri occhi e in fondo ai loro pensieri un quadro o un’opera d’arte particolare: “la preferita”. Anch’io l’ho avuta. Dall’adolescenza il “mio quadro” è stato La deposizione del Pontormo in Santa Felicita. Non c’è stata volta che, in gita a Firenze, non fossi andato a “trovarla”. Ero attratto dalla grazia e dall’eleganza cromatica. Col tempo questo vortice, questo grande “0”, questo balletto composto e melanconico sempre più mi catturava, mostrandomi nella circolarità della vita e della morte lo sviluppo tragico dell’esistenza, dove la morte ha un peso lieve e il “dare la vita” un gravoso fardello. E lo spazio vuoto che separa e che, a partire da esso, centrifuga il Cristo e la Madonna è il mistero attorno al quale tutto gira.

 

Come fu che in anni successivi, nell’adolescenza della maturità, un’altra pala del Pontormo, la Visitazione di Carmignano, ne prendesse il posto?
Fu anche questo un incontro dal vero. Molte volte avrò avuto modo di vedere una sua riproduzione su qualche testo, ma solo allora, al suo cospetto, io ho colto, prima ancora di capirlo, la forza di questo lavoro. A capirlo ha contribuito poi anche il piccolo libro di Jean-Luc Nancy, Visitazione (Abscondita, 2002).
La forza di questo quadro è il mistero che vi è presente. Non c’è qui un’allegoria, è qui espresso un mistero. Un mistero, che va accettato se si è credenti, per il quale nei ventri chiusi di una donna sterile e di una vergine (1) si preannuncia l’incarnazione del divino; se non lo si è, è il mistero immemore (2) della nascita della vita, nelle forme della purezza, come miracolo biologico.
La lettura che Nancy fa della pala è ricca e poetica, e, al di là di qualche forzatura interpretativa allora molto di moda (questo saggio ha ormai vent’anni), è veramente affascinante. Non accontentandosi di leggere e interpretare gli elementi, la attraversa in profondità sia sul piano religioso: La scena è dunque per eccellenza interamente spirituale o pneumatica: nella Visitazione, il divino resta celato e cifrato, ed è proprio questa dissimulazione o questo ritiro, questa assenza a costituire la manifestazione stessa (3), sia su quello artistico: Il pittore va diritto al cuore del problema, ossia del mistero. […] Tutto è in movimento in questa convoluzione, in questo vortice di tessuti percorsi da faglie, sinuosità e rigonfiamenti in cui, più che cadere, si sollevano e si innalzano come per un vento irrigidito, un’aria che alleggerisce e allarga i due ventri gravidi tra e nei quali soffia lo Spirito. Tutta una gravità si sospende. I ventri si toccano senza toccarsi. (4)
Quello che quest’opera afferma è che l’invisibile deve balzarci agli occhi, ecco qual è il mistero che ci cattura.
In questa aria di sospensione, in uno spazio astratto, anch’esso mentale, noi siamo posti e interrogati. Posti a cogliere la levità dei gesti e il sussurrio delle frasi, e nello stesso tempo interrogati, per primi, dagli sguardi interlocutori che ci rivolgono le “testimoni”, coinvolgendoci in una scena che ne adombra, testimonia e prelude un’altra. Oltre alla realtà che ci si presenta davanti agli occhi, ce n’è un’altra a cui noi, spettatori, siamo chiamati a essere presenti e testimoni. Ma se questo sguardo viene subito rigirato verso di noi dalle loro serve, è allora in noi stessi e nella nostra visione che il quadro affonda una veduta che fa di noi la sostanza o il soggetto della pittura […] (5)
Per noi, a cui difetta la fede, questa chiamata è l’affermazione sempre più cosciente che la pittura non rende visibile, ma mette [l’]invisibile in luce.

 

Nancy non si accontenta di ragionare sulla Visitazione del Pontormo, da questa allarga tutta una serie di riflessioni, nella seconda parte che significativamente chiama “Coda”, su cosa significhi oggi parlare di “pittura cristiana”, che è anche un modo per mettere a fuoco cosa sia oggi la Pittura tout court.
Evito di chiosare questa seconda parte per non rischiare banalità semplificatrici, trascrivo qui due stralci che potranno sembrare un po’ criptici, ma che possono servire ad accennare quale sia il “cammino” delle riflessioni.
[…] Così la leggenda che la pittura si è creata sulla propria origine – la storia greca della fanciulla che traccia sul muro il contorno dell’ombra del suo fidanzato in partenza per la guerra – non deve essere intesa come una parabola della rappresentazione. Questa fanciulla non cerca di riprodurre, per rammentarsela, l’immagine di colui che non sarà più lì: ma fissa l’ombra, la presenza oscura che è lì da quando la luce è lì, il doppio della cosa – di ogni cosa – e il suo fondo invisibile che la pittura non rende visibile, ma mette [l’]invisibile in luce […] (6)
E poi, […] la pittura si piega e si curva, ricade su se stessa, abito o sipario sul suo ventre portatore della presenza di un’assenza immemorabile alla quale noi rendiamo visita nel riverbero che tocchiamo con gli occhi. (7)

 

Il libro, poi, termina con un contributo a quattro mani di Alfonso Cariolano e Federico Ferrari dal titolo Quel liquido splendore dei colori in cui si ribadiscono le questioni basilari espresse nella Coda e da cui estrapolo una delle affermazioni più significative: La pittura mostra propriamente il non esserci nulla dietro la presenza […] e la difficoltà, la perizia e lo sforzo, la gioia e la pena di creare un’immagine finita. (8)

 

 

 

NOTE
(1)  Jean-Luc Nancy, Visitazione, Abscondita, 2002, pag.14
(2)  L’immemorabile è per eccellenza ciò che precede la nascita: l’assente di ogni ricordo verso cui risale senza fine una memoria infinita […], pag.12
(3)  ibidem, pag. 54
(4)  ibidem, pag. 15. Da ricordare, a questo punto, il video di Bill Viola del 1995 che proprio su questi colori e su questo vento si tiene.
(5)  ibidem, pag.26
(6)  ibidem, pag.40
(7)  ibidem, pag.41
(8)  ibidem, pag.63

 

Nell’immagine:
Jean-Luc Nancy, Visitazione (della pittura cristiana), Abscondita, 2002
_e Pontormo, Visitazione, olio su tavola, 1528-30, Propositura dei Santi Michele e Francesco, Carmignano (particolare)

 

Luciano Passoni
Di formazione artistica, ex insegnante, ex libraio.
Oggi attivo in luogo_e.